Gundam Seed C.E.73 STARGAZER - Memories of Lost Cosmic Era

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Gundam Seed C.E.73 STARGAZER - Memories of Lost Cosmic Era

Messaggioda MsZ 006 » dom giu 08, 2008 4:03 pm

Dopo la Side Con 2008 (alla quale purtroppo ho potuto partecipare solo sabato, il tempo di farmi battere da lohacker nel torneo di Gundam Crossfire :x ) ho trovato il coraggio di presentarmi sul serio anche qui, e lo faccio in grande, presentando un lavoro che purtroppo su un'altro forum non è stato molto considerato :aiuto:
Si tratta di una grossa FanFiction, che intendo portare a livello di vero e proprio romanzo, che tratta la storia di Sven Cal Bayang sin da dove partono i flashback visti in Stargazer. Ora non ho potuto mettere le illustrazioni, ma l'originale è anche corredato di immagini tratte in parte dall'anime e in parte disegnate dal sottoscritto. Intendo oltretutto presentare altri punti bui di Seed e Seed Destiny, su cui mi sono ben documentato e ho unito con la fantasia come i puntini dell'enigmistica :athrun:
Soprattutto volto allo staff di GWZ, accetto correzioni in caso di incongruenze nella trama.
Vi porgo adesso Prologo e Chapter One. Buona lettura :kira:

Prologue - Into the noir

La lente del telescopio era leggermente offuscata, coperta da una leggera condensa, tuttavia il bambino non ci fece quasi caso, la ripulì frettolosamente con un lembo della manica del maglioncino, e tornò subito a contemplare lo spettacolo che quel lucente cielo notturno stava offrendogli. Le stelle cadenti erano sempre state qualcosa di meraviglioso, per quanto sfuggenti potessero essere, e quella notte, vedere per la prima volta le meteore nella costellazione della Lira fu per lui giubilo immenso. L'erba bagnata su cui era disteso, e la fredda brezza notturna che lo sfiorava, gli facevano accapponare la pelle; ma quella notte per nessun motivo si sarebbe mosso dalla collinetta.
Da mesi ormai aspettava di vedere quello spettacolo che solo la natura poteva ideare, nulla sarebbe stato in grado di spostarlo.
- Sven! - il bambino si girò al suono della voce conosciuta, sorpreso.
Entrambi i suoi genitori erano lì, abbracciati, portando delle lanterne.
- Sven, ti abbiamo cercato dappertutto! - fece la madre
- Perché non ci hai detto che eri qui? - aggiunse il papà a mo' di predica, ma con un sorriso che a Sven non sfuggì nonostante l'oscurità.
In realtà sapevano per certo che il bambino si trovava lì.
Negli ultimi due mesi non aveva parlato d'altro che della pioggia di meteore che ci sarebbe stata di lì a poco.


Erano tutti lì riuniti, stretti in un grande abbraccio, stesi sull'erba, con il bambino che ogni tanto correva al telescopio con fare eccitato, sperando che quella già lunga notte non finisse mai.
- Wow! Papà l'hai vista quella? Era bellissima! -
- Già, piccolo! -
- Aspetta mamma, sta passando il gruppo principale di meteore! E' incredibile! Ora sono tantissime! -
- Sven -
- Sven! - fece eco il padre
- presto, scappa! -
- Mamma cos... - il bambino si voltò, ora poteva sentire, avvertire il forte calore sul corpo.
Il sereno paesaggio era stato squartato, era sparito, lasciando il posto alle fiamme, che orribilmente divoravano il palazzo.
E i suoi genitori.
- Sven! Scappa! -
- Va via Sven! Di corsa! -
- Sven! Esci da qui! Mettiti in salvo... -
Il bambino poteva riuscire solo a tremare, terrorizzato. Le gambe non volevano muoversi.
Era in una morsa troppo stretta per lui. La paura.
- Ma... mamma... papà!... -
Le fiamme s'infittirono.
Non distingueva più altro che le ombre dei due, gli unici che avesse,
perdendosi nelle fiamme e l’acciaio.
- Mamma! Papà! - ormai le fiamme avevano ceduto il posto all'oscurità assoluta
- Sven scappa!... scappa... mettiti in salvo... Sven... Sven...


First Chapter - Crossed Rings - Cosmic Era 070, 13th February (on Greenwich hour)


- Sven! Sven Cal Bayang!-


Il giovane cadetto sobbalzò sulla branda. Si tirò su a sedere, la maglia umida,
i capelli argentei, la fronte, coperti di perlacee gocce.
Da tanto tempo ormai quell'incubo non lo svegliava...
Mamma! Papà!...
Si accorse che la causa del risveglio non fu il triste ricordo, destatosi a turbare il suo sonno.
Nella penombra riconobbe la sagoma di un uomo,
con i gradi sulle spalline che parlavano chiaro.
Si rese conto solo dopo qualche istante del bruciore al viso, di ciò che gli era successo.
A svegliarlo era stato il violento palmo del responsabile della sua divisione.
- Sven Cal Bayang! Alza il culo da quella branda e portalo subito alla Simulation Room G!
Ti voglio a rapporto dieci minuti fa'! - vomitò l'uomo, gesticolando furiosamente.
Sven subì senza ribattere, con l’ira che cresceva nell’anima.
"Non hai il diritto di chiamarmi per nome, maledetto bastardo”.
Lanciò un'occhiata al superiore come una lama di ghiaccio.
Lo sguardo di questi s’incrinò agli occhi del ragazzo, e, quasi come se gli avesse letto nel pensiero, gli mollò un altro schiaffo sonoro.
Sven si ritrovò a fissare il proprio letto, con il viso in fiamme, recuperando la ragione.
- Ti ho detto di muoverti! Schwartz ti vuole immediatamente! - ripeté, e senza aspettare alcuna reazione dal cadetto, si avviò passo svelto al corridoio oltre la porta, come in fuga.
Alcuni ragazzi nel dormitorio si svegliarono, restando immobili, e solo dopo aver accertato che non si trattasse di nulla che li riguardasse, si voltarono nelle brande e si rimisero a dormire, uno dopo l’altro.
Non era un emotivo, ma l'incubo ancora nella sua mente, il fatto che fosse stato chiamato per nome, lo aveva infastidito molto.
In altre circostanze avrebbe accettato di farsi trenta giri della pista B.
Volse un fugace sguardo all'orologio sulla porta elettrica nella quale era appena passato l'istruttore, e questo sembrò scrutarlo a sua volta.
Segnava le tre e trentasette di notte, troppo presto, anche per un allenamento mattutino.
Una convocazione rivolta solo a lui.
Che cosa vuole da me?
Mentre si vestiva in fretta, la mente dilagò agli ultimi allenamenti con l’istruttore. L’ultima volta Schwartz gli aveva dato una terribile strigliata, sul fatto che fosse troppo menefreghista sul campo di battaglia. Non era stato un ultimo approccio molto felice, e Sven notò una strana, quanto indefinibile attenzione del superiore, su di lui. Cercando di apparire il più lucido possibile, si avviò quasi di corsa verso la sala di simulazione e testing, stringendo il colletto dell’uniforme cobalto.


G stava per Gravity, e non era solo un semplice codice d’indicizzazione, ormai il giovane uomo biondo l'aveva imparato, osservando ogni volta la targhetta sulla porta. Era quasi un mese che a causa di quella stupida perdita di tempo girava per i centri d'addestramento dell'O.M.N.I.1, sprecando la propria persona.
Passò lo sguardo al complicato e meraviglioso meccanismo al di là del vetro della porta, sbuffando con aria contrariata, cosciente che nessuno poteva vederlo. Che peccato. Poco dopo sentì la porta dietro di lui aprirsi, e nel vetro comparve il riflesso del capoistruttore del centro. Il biondino si girò verso il militare, facendo notare la propria espressione contrariata, ma indossando subito una maschera. L'istruttore ebbe un attimo di esitazione, alla visione di quello che a prima vista sembrava il tipico stupido damerino.
Si aspettava di più da un uomo della sua estrazione.
I due si squadrarono da capo a piede. Lui era robusto, aveva le spalle larghe, muscoli che certo non passavano inosservati e un cronometro appeso al collo. Indossava una t-shirt nera aderente, che sotto l'illuminazione a neon della stanza metteva ancora più in risalto gli scolpiti addominali dell'uomo; i capelli grigi tenuti a spazzola gli conferivano un’aria da duro, seppur velato dal saggio canuto. Al contrario l'altro dimostrava qualche anno meno di quanti ne avesse, era bassino e aveva il tipico fisico dello snob d'alta società, quello di chi corre dieci minuti al giorno su un tapis-roulant con un drink ghiacciato in mano e le sue cuffiette nelle orecchie.
Il che era quasi vero.
Portava indosso uno smoking bianco-turchino, su una camicia viola scuro, e una cravatta leggermente più chiara.
Sembrava che degli schiavi l'avessero lavato, stirato, e inamidato direttamente con la giacca.
Il militare pensò immediatamente che avesse davvero un'aria da finocchio.
Gli uomini si strinsero la mano con un sorrisetto che serviva solo a mascherare l'antipatia che a entrambe sorse spontanea, che non faticavano a dissimulare. Entrambi avevano le mani sudate. Lui era appena tornato da una seduta di ginnastica notturna: per risvegliare le percezioni. L'altro stava soffrendo un caldo infernale, nonostante l'aria condizionata della saletta fosse spinta al massimo. Era forse colpa del suo amato capo d'alta moda?
Avrebbe dato una strigliata al direttore anche per questa.
- Dietrich Schwartz, capoistruttore del centro d'addestramento L-2-0 di Baffin2,
piacere di conoscerla, Signore -
recitò l'uomo
- Bando alle formalità, sa' già chi sono, non mi faccia perdere tempo e mi faccia vedere cos’ha in serbo - rispose il finocchietto con un ghigno beffardo, una vanagloriosa aria di superiorità. Schwartz gli rivolse un'enigmatica occhiata, e lo condusse riluttante verso un terminal computerizzato, installato a pochi passi dall'entrata, vicino a un piccolo divanetto della saletta rettangolare.
L’aria era illuminata da una luce soffusa.
Posò il pollice su di una consolle vitrea posta a fianco del monitor, che eseguì un breve controllo biometrico delle impronte del capoistruttore. Sullo schermo rischiaratosi apparve brevemente il logo dell'O.M.N.I.
Attraversando la banca dati di riconoscimento della base, il computer introdusse l’utente, e con una voce dal tono bonario, anche se metallico, rivolse all’istruttore un saluto generico, dopodiché venne inizializzata la schermata principale. Schwartz si ritrovò a pensare che la macchina fosse ben più cortese dell'ometto che aveva a fianco.
Dalla schermata principale, composta di svariati elementi, aprì una cartella e proiettò sul display un file contenente degli indici di valore a interfaccia intuitiva.
- Ecco - disse presentando il documento - questi sono i dossier completi e catalogati degli ultimi cinque anni di operatività del centro, a sua disposizione -
Schwartz invitò l'elegante all'utilizzo del terminal.
Ghignando, con un ampio gesto della mano, intese all'istruttore di tagliare corto e andare al nocciolo della questione. Schwartz era basito.
Sorpreso, tornò sul computer e aprì l'indice 3-1-4.
Venne visualizzato istantaneamente un file di cronistoria, diagrammi a barre, onde analitiche e vari risultati. Schwartz cominciò a recitare ad alta voce - Soggetto numero 314, sezione J, natural3, privo di parentele conosciute, genitori deceduti.
In seguito alla morte di questi in un attacco terroristico è stato affidato a un tutor, e subito dopo ceduto all'esercito federale. Tratti particolari: Q.I. leggermente superiore alla media in confronto all'età e alla razza. Padre e madre facevano parte dell'S.D.P.
Per un breve periodo seguente alla morte dei genitori è rimasto in condizioni di shock e trauma psicologico.
Particolare freddezza e distaccamento dai compagni di divisione, ciò non ha influito sui risultati delle sessioni di training. Tendenza a darsi un'eccessiva autonomia. -
- Eh? - il biondo lo guardò perplesso - Come sarebbe “eccessiva autonomia”? - fece l’ometto ponendo l’accento sul difetto.
- Non che non riesca a sottostare agli ordini, ma tende ad agire di testa sua. -
pausa per focalizzare le reazioni dell'altro - Il punto è che le decisioni che prende
si rivelano spesso appropriate - disse infine, con una punta d'orgoglio.
L'altro sembrò averlo ignorato, come a dire "non è perfetto e basta", sogghignando stoico.
Il militare l'avrebbe preso a pugni quel sorriso da ebete. Quell'uomo aveva l'incredibile potere di farlo imbestialire. Lo preoccupava che un tipo del genere si trovasse così in alto.
Si dovette sforzare di ignorarlo, e aprì dal file una grande e non meno complessa tabella.
- Questi sono i risultati ottenuti in tutti i campi di training, divisi per giorni, mesi, anni e sessioni - si voltò all’ometto - tutto ciò che serve per una valutazione delle capacità del cadetto è qui. -
Il capoistruttore sembrò come sfidare l'uomo, che stavolta gli diede considerazione. Egli si avvicinò al computer, e osservò attentamente la tabella, nonostante l'aria di superficialità. Non sembrava granché stupito dai risultati del ragazzo, che al contrario di stupefacente ne avevano eccome. Poi, prima che Schwartz avesse il tempo di aggiungere un qualsiasi commento o direttiva, il biondo cominciò a trafficare sulla tastiera. Cominciò una ricerca di tutti i risultati simili o paragonabili a quelli del dossier 314, e poco dopo con un beep dal computer comparve un risultato, isolato, il dossier 227 Oakley. Aprì la pagina della tabulazione dei risultati e comandò al programma di incrociarla con quella del 314. In diversi casi i risultati erano superiori a quelli del primo. L'ometto biondo sembrò contrariato.
- Perché mi propone il cadetto numero due? - disse malizioso - questo Oakley sembra concretamente superiore al cadetto da lei designato - aggiunse, ridacchiando senza umore.
Schwartz scosse vagamente la testa, sorridendo, facendo apparire sulla faccia del biondo un'espressione vaga di stupore - Io ho detto solo che queste tabelle servono a chiarirsi i risultati dei soggetti, non considerano lo status reale - disse con una punta di sarcasmo.
- Cosa vuol... - Schwartz gli rispose prima che l'uomo finisse la frase
- Il soggetto 227 è stato da poco trasferito nei laboratori di Lodonia4, ma fortunatamente non è stata una gran perdita. A mio modesto parere quel cadetto tendeva a scaldarsi troppo - il biondo volse uno sguardo fugace al monitor.
- è tutto documentato nella cronistoria - concluse.
Rendendosi conto di aver fatto la figura dell'idiota, il volto dell'uomo in smoking mutò espressione in un attimo, dalla superbia, allo stupore, all'ira.
- Perché diavolo non avete cancellato questo dossier se il soggetto non è più qui,
razza d’inetti! - disse furibondo.
Evidentemente non poteva sopportare di essere sbeffeggiato.
Schwartz invece di sentirne del rimprovero, trovò pressoché divertente il comportamento del biondo, che lo fissava smarrito, raggirato.
- Abbiamo precise indicazioni sull'amministrazione degli schedari da parte della sede centrale,
ossia cancellare i dossier solo due anni dopo la morte del soggetto - disse con soddisfazione.
- Al diavolo! - il biondo fece la faccia offesa e incrociò le braccia - beh allora mi faccia vedere questo candidato! -
Schwartz raddrizzò la testa - Bene -
L’uomo spense rapidamente il terminal e si voltò verso l'entrata della sala.
- Cadetto Bayang, entra -
Il biondo a sua volta si girò verso la porta.
Vide entrare un giovane ragazzo con i capelli di un curioso color platino, tagliati allo stesso modo dell'istruttore, sino ad allora rimasto dietro la porta automatica.
Sebbene la tarda ora sembrava tranquillo e sveglio; aveva un'aria molto seria e un fisico nella norma per i cadetti della sua età.
Ma ora non serviva qualcuno nella norma;
"Questo qua dovrebbe tenere testa a un Extended ?"


La recluta fece esattamente ciò che doveva; al momento giusto entrò dalla porta, salutò i due superiori e si presentò allo sconosciuto
- Cadetto Sven Cal Bayang, ID numero J314.X, fanteria di prima linea e pilota di MS5, onorato di fare la sua conoscenza, Signore -
Chiaro, senza alcuna inflessione nella voce.
L'espressione gelida e lo sguardo altrettanto freddo.
Talvolta la sola presenza dell'aspirante militare incuteva timore a chi lo circondasse.
- Tutto qui? - disse l'uomo, più rivolto all'istruttore che al ragazzo - Sarebbe questo il vostro cadetto migliore? - disse squadrando Sven da capo a piedi. Inarcò un sopracciglio e rimostrò il suo stupido sorrisetto - Beh mi aspettavo qualcosa di meglio - disse, chiudendo gli occhi, scuotendo la testa e alzando le braccia in modo teatrale.
"Cosa cavolo credi mentecatto, che il valore si possa vedere?" pensò il capoistruttore quasi digrignando i denti. Sven rimase perfettamente impassibile, e la cosa sembrò disturbare l'ometto. Il veterano guardò la recluta compiaciuto. Il biondo gli rivolse uno sguardo minaccioso.
- Beh che aspettiamo - disse tetro - iniziamo il test - improvvisamente era divenuto serio. Dietrich fece un cenno a Sven, che assentì e si diresse verso la stretta porta della Simulation Room vera e propria. Questa scivolò delicatamente su se stessa, con uno sfiato dei pistoni che ne controllavano l’apertura.
Il cadetto entrò a passo svelto nella piccola saletta, isolandosi dai due uomini una volta che la porta si fu richiusa. Schwartz si allontanò verso il quadro comandi nella parete della stanza, e v’inserì tutti i parametri di simulazione. Il livello massimo cui erano stati addestrati sino allora i suoi cadetti era il settimo, ma ora quel cadetto, Sven, doveva assolutamente fare grande impressione sul mediocre uomo che gli assisteva, e Schwartz sperò che fosse pronto per il grado numero otto.
L’ometto osservò il capoistruttore impostare il sistema, e lo colse proprio poco dopo che questi ebbe terminato il setup. Si avvicinò all'uomo
- Permette? - disse in modo falsamente cortese.
L'istruttore lo guardò sorpreso mentre si avvicinava al touch screen.
Si sorprese oltretutto che sapesse usare un computer a prescindere. La cosa lo colse alla sprovvista, ma non afferrò il possibile fine dell’uomo, che effettivamente sapeva quello che stava facendo.
Ed elevò la difficoltà a livello dieci, il massimo.
- Cosa...?! Ehi che sta facendo?! - sbraitò Schwartz, allibito
- Controllo gli anelli... - disse l'uomo, continuando a guardare stoico lo schermo.
L'istruttore fu sorpreso della risposta, e prima di chiedere cosa intendesse con il controllare gli anelli del G-System l'altro terminò la frase
- Non voglio che nella mia catena ci sia una componente debole - disse, facendo il ghigno più spontaneo che avesse sul momento.
Il militare per una attimo non seppe cosa fare, e cercò di dissuadere l'uomo alla modifica del sistema
- Ma, Signore - chiamarlo Signore gli bruciava, sì - sino ad ora i cadetti, sebbene in modo severo, sono stati addestrati alla sopportazione fino al settimo livello, nemmeno uno degli istruttori potrebbe riuscire a svolgere bene questa simulazione al decimo livello! Nessun Natural ci riuscirebbe! - si espresse sinceramente preoccupato.
- Beh, i miei Extended possono eccome - esordì il biondo per tutta risposta, fuorviando il discorso.
Schwartz una volta aveva anche avuto a che fare con gli "Extended", però l'impressione che aveva ricevuta dal contatto con i soggetti degli abominevoli esperimenti segreti federali era che quei tipi erano così imbottiti di droghe e farmaci che era difficile pensarli come semplici Natural.
Però aveva anche sentito di ciò che riuscivano effettivamente a fare.
- Ho sentito parlare di questi Extended... - disse diffidente, cercando di chiarirsi dove l'altro volesse avanzare a parlare
- so' di quello che ha svolto la simulazione ottenendo risultati
superiori di tre volte il record - fece usando un tono serioso
- Bene - disse ridacchiando l'altro, sempre intento alla tastiera.
- E ho saputo anche - sospese - Che quello stesso soggetto non è sceso dal simulatore vivo. - concluse.
Come fa’ a sapere di X-4?!
Lo sgomento gli si leggeva in faccia. Quell’uomo non sapeva affatto contenersi.
- Tra tutte le centinaia di cavie che sino ad ora sono passate nei laboratori di Lodonia, Germania e in Brasile, ancora devono trovarsene di positivi che sopravvivono senza impazzire o diventare vegetali. Se sopravvivono. -
- Si sbaglia, ne sono stati appena trovati tre - ribatté con fierezza l'uomo.
- E tre risultati positivi cancellano la distruzione di centinaia di giovani vite!!? - in seguito ad una simile risposta Schwartz aveva perso la ragione.
- Non faccia il melodrammatico, e poi tu non hai il diritto di parlarmi così! - ringhiò il biondo, furioso
- E lei non ha il diritto di cercare di uccidere un mio cadetto solo perché cerca di paragonarlo a qualcosa che non è affatto umano! - rispose iracondo Dietrich.
Il biondo cercò di calmarsi.
- Beh, ci provi a fermarmi - inizializzò la sequenza d'avvio - Non può farlo -
E quasi più a dispetto che altro, lasciò i comandi com'erano, bloccando anzi le impostazioni, facendo apparire una serie di asterischi che sembravano prendersi gioco di Schwartz.
Possibile che quel finocchio se la cavasse così bene con i computer?
Voltandosi verso Schwartz il biondo chiuse gli occhi e accennò un inchino ironico per invitarlo ad avviare il sistema con le proprie mani.
Dietrich poté solo eseguire, seguendolo inviperito con lo sguardo.
"Bastardo"


Sven si trovò nell’accesa saletta, dinanzi al lucente macchinario, che sapeva tremendamente di detergenti chimici e puzza di vomito che questi non erano riusciti a coprire. Si sedette sul sedile al centro degli anelli di metallo di cui la struttura era composta, e non appena ebbe impugnato la cloche posta tra le ginocchia, lo schermo del simulatore, dapprima orizzontale per agevolare la seduta, si posizionò in verticale, dinanzi agli occhi del pilota . Era esattamente come quello del cockpit di uno ZuOOT6, eccezione fatta per gli schermi multipli che si riducevano ad un solo pannello. Il ragazzo tirò le quattro cinghie di sicurezza sulle spalle e i fianchi, fissandole strette sul bacino. Solo in quel momento la porta, che ora era dinanzi a lui, si chiuse automaticamente, riducendo la sua visuale al solo volto dei due uomini, che lo fissavano attenti. Mentre regolava il sedile e gli schermi dei monitor, distrattamente il ragazzo riuscì a vedere che dall'altra parte del vetro il capoistruttore e l'ospite, di spalle, intenti sul display dei controlli di simulazione, iniziarono a dialogare animatamente, per non dire che in un certo frangente sembrava quasi stessero per darsi addosso a vicenda. Fece finta di non vederli. La stanza era insonorizzata, e poteva dire di non aver visto né sentito nulla, poiché intento da bravo soldato a controllare l'efficienza del simulatore, allo scopo di evitare qualsiasi tipo di inconvenienza.
Una cosa che si doveva imparare in fretta nell’esercito, era non impicciarsi degli affari altrui, e soprattutto, di quelli dei superiori. Sven eseguì i controlli d'accensione del sistema di simulazione, poi i controlli simulati del "Mobile Suit" che avrebbe dovuto controllare. Il computer era impostato per simulare sui valori dei GAT-01 Strike Dagger7, un tipo delle macchine da guerra antropomorfe che ultimamente l'O.M.N.I. stava sviluppando, in collaborazione con la Morgenröete8 di Orb9, per contrastare la furiosa avanzata di Z.A.F.T.10 sul fronte di guerriglia. A quanto pare quella piccola nazione era più avanti persino dei coordinator sul piano tecnologico, il che dovuto al fatto che lo stato degli emirati uniti di Orb era perfettamente autosufficiente, indicativa del fatto che il loro piano economico era molto stabile, e potevano permettersi studi e armi di alto livello.
Per non dire che dovevano.
Per riuscire a mantenere il loro stato di "perfetta neutralità" dovevano mostrare le zanne, e quindi dimostrarsi preparati a una possibile pressione militare anche da stati di maggiore entità. Il solo fatto che Z.A.F.T. non avesse dichiarato esplicitamente guerra all'O.M.N.I., ma avesse dato inizio ad azioni di guerriglia contro l'intera razza dei natural, era stato sufficiente a spaventarli, e non appena l'esercito federale gli lanciò l'amo concedendo protezione in cambio di collaborazione, Orb lo addentò con lenza e piombo, senza visibilmente rendersi conto del fatto che allearsi con l'O.M.N.I. voleva dire diventare comunque, se non peggiorando le cose, nemici di PLANT.
In merito Sven si era già ritrovato a riflettere, rendendosi conto della paura che aveva colto l'intero pianeta, che l'aveva motivato ancora più a combattere, per estirparne le radici. Era giunto alla conclusione che quei burocrati erano dei perfetti deficienti. La difesa perfetta è l’attacco totale.
Intanto, concentrandosi sulle tattiche di battaglia apprese a memoria, osservò l'avvio dell’O.S.11, che riportava il logo dell’Alleanza Terrestre.


Era incredibile come, nonostante l’Earth Alliance fosse stata ufficialmente fondata solo da pochi giorni, i piani prima appartenuti alle Nazioni Unite fossero stati mantenuti e continuati con una tale diligenza.
Anche dopo l’incidente di Copernicus12, e la successiva destabilizzazione di tutte le Nazioni terrestri, tutti i progetti erano andati avanti con cambiamenti minimi, portando ritardi solo sul fronte di sviluppo dei mobile suit. Del resto ora come ora, sotto il fuoco dei Coordinator, il genere umano terrestre non poteva commettere errori e restare a guardare.
Sul monitor dinanzi alla recluta apparve la scritta
"Gressorial Armament Tactical 01 - O.M.N.I. Enforcer".
Intanto i due uomini al dilà del vetro schermato della porta sembravano essersi calmati, ora solo l'istruttore era sul quadro comandi, mentre l'altro uomo si apprestava a osservare attento lo show che stava per avere inizio, a pochi centimetri dal vetro, con un sorriso beffardo che sembrava quasi sfidare Sven a fare del suo meglio, pur come sapendolo senza possibilità di vittoria sul fato.
Il ragazzo lo ignorò automaticamente, e attivò il comunicatore
- Sven Cal Bayang, unità Dagger zero-zero, pronto al decollo -
Dall'altra parte della porta lo speaker del terminale di simulazione ronzò, il capoistruttore Schwartz prese la comunicazione.
L'uomo al suo fianco ridacchiò scuotendo la testa.
Il militare gli volse l'ennesima occhiataccia, poi rispose al cadetto
- Sven Cal Bayang, alias Foxtrot, decollo autorizzato -.
Anche una simulazione doveva coincidere perfettamente con la realtà, per quanto stupida potesse sembrare la cosa.
- Foxtrot, ricevuto, decollo immediato. -
Il sedile sotto Sven vibrò, e due poderosi pistoni di metallo lucido si misero in azione alle estremità del disco esterno, cosicché la piattaforma si sollevò verticalmente, con molta lentezza, dall’incavo nel pavimento che fungeva da pedana e da blocco.
Poi, sempre con terribile lentezza, gli anelli cominciarono a muoversi.




1 - O.M.N.I. : La sigla che indica l’esercito e gli apparati militari dell’Alleanza Terrestre.
2 - Baffin : Località insulare dell’America settentrionale, rientrante in parte nel circolo polare artico.
3 - Natural: esseri umani naturali, non modificati.
4 - Lodonia: Località della Germania dove è stabilito uno dei maggiori centri di addestramento per Extended.
5 - MS: Acronimo di Mobile Suit, arma antropomorfa multifunzione in media dell’altezza di 18-20 metri.
6 - ZuOOt: Evoluzione del modello TFA-01 OOT, il TFA-02 ZuOOT è munito, anziché di due, di quattro cannoni Beam montati sulle spalle, ed è oltretutto, sempre rispetto al modello precedente, capace di trasformarsi da MS alla modalità carro, che permette alla macchina maggiore possibilità di movimento, dato il notevole peso dell’unità.
7 - GAT-01 Strike Dagger: Il primo MS ufficiale dell’Alleanza. Nell’attuale epoca è ancora in progettazione, ma il risultato finale sarà molto diverso dai piani attuali.
8 - Morgenröete : Dal tedesco, “Alba”. E’ l’officina di costruzione e sviluppo armi di Orb.
9 - (Emirati Uniti di) Orb: Uno stato neutrale situato su un’isola della Nuova Guinea tollerante verso i coordinator, che si sono perfettamente integrati nel suo sistema. E’ un paese molto avanzato sul piano tecnologico e finanziario, e rifiuta di prendere attivamente parte alla guerra.
10 - Z.A.F.T.: Zodiac Alliance of Freedom Treaty; l’esercito sotto i comandi di PLANT, costituito interamente da coordinator.
11 - O.S.: Operating System; il sistema operativo del mobile suit; da questo dipendono molto le prestazioni.
12 - Incidente di Copernicus: Il 5 febbraio un attentato terroristico nella base di Copernicus, sulla Luna,
uccide tutti i maggiori capi delle Nazioni Unite (UN), provocando il crollo dell’esercito terrestre, che rinascerà
pochi giorni dopo come Alleanza Terrestre, unione della Federazione Atlantica, la Federazione Eurasiatica, la Repubblica dell’Est Asia, l’Unione Sudafricana e gli Stati Uniti del Sudamerica, dichiarando poi ufficiale l’undici febbraio lo status di guerra contro PLANT.
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Re: Gundam Seed C.E.73 STARGAZER - Memories of Lost Cosmic Era

Messaggioda DM67 » dom giu 08, 2008 8:52 pm

che dire, abbiamo uno scrittore in erba ... a me piace :clap:

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Re: Gundam Seed C.E.73 STARGAZER - Memories of Lost Cosmic Era

Messaggioda Pan » dom giu 08, 2008 10:45 pm

Ci ho dato una scorsa veloce (ora me lo stampo e me lo leggo per bene) e devo dire che non è affatto male! :D
Sono molto curioso di vedere i prossimi capitoli!

Ti ricordo anche di questa iniziativa:

http://www.gundamuniverse.it/gundamwiki/fanfic:start

Molto comoda per dare una impaginazione più chiara rispetto ai forum e per eventuali collegamenti, se hai qualche domanda rivolgiti pure a me che ne sono uno dei 'manager'.
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Re: Gundam Seed C.E.73 STARGAZER - Memories of Lost Cosmic Era

Messaggioda MsZ 006 » lun giu 09, 2008 12:22 pm

Grazie ragazzi :o sono contento che vi sia piaciuto
in verità sono già a 90 pagine, quelle che avete visto erano le prime 9 :mrgreen: solo che devo revisionarle e intestarle dal secondo capitolo in poi.
Vi annuncio passaggi anche ai temi La Klueze-Dullindal-Rey , Kira-Athrun , il bloody valentine e gli inganni e i tradimenti nascosti sotto la collaborazione ORB - OMNI.
Nella storia tendo a proseguire secondo una normale scansione temporale, senza grandi ellissi, tant'è che da qui a dove sono arrivato è passato a malapena un giorno.
Ancora, grazie per l'attenzione, e se qualche parte non vi è piaciuta, avete trovata poco sensata o chiara, o, diciamocelo, pallosa, passatemi la frase e provvederò a migliorarmi :wink:


PS DM67, già di ritorno dalla Side Con? :gundam:
Poi ti passo io qualche disegnino da wavvare.... :arrow:
"Mia madre!!!" Camille Bidan - Gundam Zeta

"Non è che a farti paura è l'idea di incontrare Lalah..?" Quatro Bajina - Gundam Zeta

"Le persone in quei mobile suit... li ho uccisi..." Amuro Rei - Gundam 0079

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Re: Gundam Seed C.E.73 STARGAZER - Memories of Lost Cosmic Era

Messaggioda DM67 » lun giu 09, 2008 1:59 pm

MsZ 006 ha scritto:PS DM67, già di ritorno dalla Side Con? :gundam:
Poi ti passo io qualche disegnino da wavvare.... :arrow:


poco più di tre ore di viaggio

manda pure :mrgreen:

Ciao
Tony

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Re: Gundam Seed C.E.73 STARGAZER - Memories of Lost Cosmic Era

Messaggioda MsZ 006 » ven giu 13, 2008 8:09 pm

Capitolo 2

In War's Law, Warriors Talks




Il meccanismo era semplice.
Tre anelli concentrici, e il disco centrale collegato al sedile mediante travetti in acciaio, che tre per lato si univano all’angolo della seduta stessa. Una volta in moto, ciascun anello seguiva un movimento a velocità casuale su due assi diversi, ossia su sé stesso e sul proprio diametro. Così spiegavano gli istruttori i primi tempi, illustrando il funzionamento della macchina. Tuttavia solo provato il diabolico congegno ci si rendeva conto di cosa potesse davvero fare.
Il movimento contemporaneo di tutti gli anelli poteva portare alla perdita di coscienza, o prolungatamente, alla morte.
Sven si ricordava dell'eccitazione dei suoi compagni la prima volta che gli venne mostrato l'apparecchio, e forse era l'unico a sapere che simili macchine erano usate anche come strumenti di tortura.
Molti di loro la prima volta che lo provarono fecero punteggi rasente allo zero, si sentirono male e qualcuno arrivò persino a perdere i sensi, ottenendo come risultato tre ore di corsa a ostacoli di punizione. Dall'eccitazione iniziale si arrivò al vero odio verso quella "pratica inutile”. Anche lui si trovò in difficoltà, ma col tempo migliorò molto. In fondo si trattava solo di questione di abitudine.
Ciò non toglieva l’essenza infernale delle simulazioni a G-System. Dapprima Sven pensò che quel tipo di allenamento fosse futile, e che quella macchina fosse solo un vezzo dei centri di addestramento. Più che come un simulatore, la macchina veniva usata per insegnare con la forza agli aspiranti piloti a dominare corpo e mente nelle peggiori condizioni di pilotaggio, per essere preparati al peggio. Mentalmente Sven figurava tutti gli allenamenti passati, gli errori commessi, le strategie più efficaci.
Iniziò bene. Con la piccola "Beam Gun” fece esplodere due mobile suit subito dopo il decollo.
Una volta colpiti questi vennero avvolti da una macchia rossastra e sparirono completamente, come qualche vecchio videogioco di scarsa qualità.
Certo rendeva le cose più semplici, ma a Sven dava fastidio quel distacco dalla realtà. L'esplosione di un corpo meccanico come un mobile suit genera un'enorme dispersione di detriti, ma nel simulatore i frame non facevano altro che sparire, senza lasciare traccia, dissolti. Sven contrariamente reputava fondamentale l’esercitarsi per schivare i detriti. Ripose quasi subito la beam gun sull’armatura del fianco. A sue spese aveva provato l'esaurimento dell'energia delle power cells, non solo venendo abbattuto, ma anche facendo venti giri della pista B. Da allora utilizzava la beam gun solo in caso di necessità, a dispetto della dicitura di arma primaria dei mech, e difatti il ragazzo preferiva colpire con lo scudo, in quanto ben solido e sempre disponibile sul braccio del suit, e preferiva di gran lunga schivarli i colpi, cosa che gli riusciva straordinariamente bene. Nelle simulazioni incrociate nessuno dei suoi compagni era mai riuscito a colpirlo, rivolgendosi a lui come "mostro", chi scherzosamente.
Chi no.
Talvolta si spingeva con accanimento sino al corpo a corpo, cosa quasi neanche menzionata nei manuali del Dagger, né dei mobile suit in generale. Purtroppo però la struttura stessa del GAT-01 tendeva a non essere molto solida o robusta, e spesso gli arti non resistevano a urti diretti, arrivando a danneggiarsi, o spaccarsi del tutto. Ma del resto meglio senza un braccio o una gamba, che immobilizzati senza energia in balia del fuoco nemico. Sven si augurava che i dati delle simulazioni non fossero minimamente ottimistici rispetto al modello reale.
Il terzo obbiettivo di Foxtrot venne colpito con lo spigolo dello scudo, la parte che più poteva sembrare uno sperone, che penetrò nel petto del mobile suit nemico, uccidendone il virtuale pilota.
Distruggere o debilitare la cabina di comando si rivelava spesso la soluzione migliore e più sicura.
Sven aveva presto imparato che il pilota era la componente più importante di un mobile suit.
E anche la più fragile.



- Beh, ma che fa'? - si stupì l'uomo in smoking - Stiamo facendo tanto per creare
le beam weapons e dotare i nostri suit di queste, e lui colpisce usando lo scudo?! - sbottò sarcastico.
Lui e Schwartz stavano osservando tramite un monitor sulla parete una visuale in terza persona del mobile suit di Sven.
- I miei ragazzi, con una beam gun fino ad adesso avrebbero
già abbattuto almeno sette obbiettivi - fece il biondo incrociando le braccia.
Dietrich intuì che per "miei ragazzi" si riferisse probabilmente sempre agli Extended.
- Beh i miei ragazzi fanno come credono meglio, e se poi falliscono ci pensiamo noi a punirli.
Sbagliando s'impara, se continuano a fare di testa a loro e a sbagliare, se la vedranno sempre peggio - ribatté serio - sino ad ora il cadetto J314.X ha combattuto così,
ed è sempre risultato tra i migliori -
L'incravattato restò a guardare lo schermo ghignando, ignorando deliberatamente Schwartz. Cercò di non farci caso per non imbestialire. Tuttavia lo preoccupava il fatto che il livello dieci fosse ancora impostato. Non poteva fare niente, variare le impostazioni, che comunque ora erano protette da una password a lui sconosciuta, voleva dire andare contro una delle massime cariche della federazione terrestre, e forse la corte marziale veniva direttamente aggirata in questi casi, passando a qualcosa di ben peggio.
Si poteva solo limitare a guardare, e la cosa lo faceva stare male, ma più che altro lo terrorizzava la possibilità di poter vedere un suo allievo morire,
e solo per le smanie di potere di un idiota.



Il quarto e il quinto bersaglio erano due GINN quasi in linea retta, così Sven fece uno scatto dietro al primo, estraendo rapidamente dal backpack del suit la assault sword, una spessa spada di lega di titanio. Con la mano sinistra il Dagger la impugnò, e colpì il busto del MS nemico, vi si posizionò dietro e lo utilizzò come scudo, fermando i colpi di mitraglietta dell’altro GINN, dopodiché ripose la spada nella propria sede, accelerò bruscamente e lasciò che il primo MS, inerte, colpisse il secondo, mollando la presa e allontanandosi poco prima dell'impatto. Un preciso colpo della beam gun li fece esplodere entrambi. Si accorse che qualcosa stava andando diversamente rispetto alle solite simulazioni. Il radar segnalò due navi d'assalto a indigo, e la cosa gli risultò quanto meno strana. Sino ad allora si era trovato al massimo ad affrontare al massimo due light cruiser, mentre quelle che ora gli erano dinanzi erano due navi d'assalto di classe Laurasia.
E poi, una volta fatto caso alla stranezza, si rese conto che anche la macchina stava ruotando in modo particolare. Non che andasse veloce, ma gli anelli vorticavano contemporaneamente, e nell'attimo che distaccò gli occhi dallo schermo, Sven si ritrovò completamente disorientato e confuso. Tornò subito a concentrarsi sul display, ignorando quello che stava succedendo all'infuori della simulazione, cercando di estraniarsi il più possibile dalla sensazione di nausea, malessere e tensione che adesso gli aveva catturato la mente.
Il tempo in cui si distrasse, uno, o due secondi al massimo, il suo dagger venne colpito ad una gamba da un proiettile a potenziale di perforazione. Niente di grave, ma alla lunga il danno poteva peggiorare, avendo compromesso l'intera struttura del ginocchio.
Fortunatamente nello spazio le gambe servono a poco, e se si fosse trovato nella necessità di distaccarla, in assenza di gravità non ci sarebbero stati scompensi nel peso e nel bilanciamento del suit. Poco male.
Però Sven si ripromise di non guardare mai più oltre il sottile bordo di plastica dello schermo, quando si trovava in quella macchina della tortura.
"Questo non è un livello otto"
il cadetto si aspettava che per l'occasione la difficoltà salisse almeno di un grado,
ma non di più, mentre per peggiorare le cose erano state addirittura inserite ben due delle navi da guerra tra le più potenti di Z.A.F.T.,
il ragazzo, come raramente in vita sua, si stupì
"questo deve essere un livello dieci!"



- Allora, perde già colpi il suo allievo "faccio come mi pare"? Accidenti, da come me l'aveva presentato mi aspettavo qualcosa di meglio - esordì lui, facendosi beffe di Sven.
Schwartz non sapeva più cosa fare per non picchiarlo.
Dovette reprimere tutto. Rimase in silenzio e per un breve attimo abbassò lo sguardo.
Il biondino lo prese per il segno lampante della sua vittoria. Fece una risatina e tornò a guardare la simulazione del ragazzo, pensando che magari fosse già stato distrutto.
Poco riuscì a nascondere la sua sorpresa.
Sven aveva fatto fuori altri sette bersagli, per un totale di dodici abbattuti, ricevendo solo un lieve danno alla gamba sinistra.
Il capoistruttore vide la faccia sgomenta dell'uomo,
e cogliendone la causa, divenne mentalmente raggiante.
- Beh, questo non trovo sia esattamente normale, e lei? -



Ormai era al limite. Digrignò i denti. Sentì ogni sua fibra muscolare che spingeva per uscire da quei maledetti anelli, le viscere agitarsi e annodarsi, la vista oscurarsi lentamente...
Eppure continuò a combattere, virtualmente,
fisicamente, mentalmente.
Non poteva perdere la sfida che il destino, mascherato da uomo biondo in tenuta elegante, gli aveva lanciato.
Ormai non riusciva più a coordinare bene i movimenti del Dagger, ma cercava almeno di non restare fermo a farsi colpire.
Per la prima volta da quando usava quel simulatore, sperò di essere arrivato al "picco".
Per non cominciare a farsi prendere dalla foga e sparare a caso, impostò il tiro automatico del grilletto qualora qualsiasi bersaglio venisse agganciato.
E si lanciò in una mossa finale piuttosto azzardata.



Quindici bersagli abbattuti. Per venire considerati degli assi bastava farne fuori cinque.
E lui li aveva fatti fuori pilotando nelle peggiori condizioni possibile.
No, non era normale.
E i due uomini al di là del vetro non poterono far altro che restare a guardare quello spettacolo fuori dall'ordinario giungere ad un termine ancor più esplosivo.


Sven mandò i motori al massimo per un attimo, le mani che tremavano, in direzione del ponte di comando della nave che posteriormente affiancava l'altra sul lato.
Caricò con la spalla la struttura, e rallentò prima di colpirla, quanto necessario per distruggerla, ma senza ricevere un contraccolpo troppo pesante. L'assalto riuscì, il ponte della nave saltò e la struttura del Dagger subì solo pochi danni, seppur estesi a tutto il frame. Ormai non poteva durare a lungo. Nell'allontanarsi dalla sezione distrutta della nave il bracciò si staccò, tirando con sé parte dei meccanismi interni della spalla. Ormai il busto era inaffidabile. Anche la gamba, dapprima danneggiata, ora quasi pendeva, a causa della spaccatura creata dai colpi ricevuti e aggravata dall'impatto avvenuto. Attivò il comunicatore, e riuscì a stento a parlare
- Foxtrot Dagger Zero-Zero - un colpo di tosse - chiedo il permesso di rientrare - biascicò
- Impossibile Foxtrot, la nave madre è stata distrutta, biglietto di sola andata - rispose freddamente Schwartz.
- Ricevuto - Ribatté, pensando ad una strategia utile in quel caso. Biglietto di sola andata. Fai fuori più nemici possibile e muori. Un'idea affiorò allora nella mente del ragazzo. Cercando di concentrarsi nella manovra concepita Sven si portò vicino al blocco motori della nave fuori controllo. Disingaggiò il fuoco automatico, sincronizzò il fuoco dei piccoli cannoni mitragliatori al lati della testa con quello della beam gun e cominciò a sparare a ripetizione verso il vano motori, continuando a ronzarvi in torno senza fermarsi.
Dopo tredici, quindici colpi, l' energia delle power cells del suit si esaurì. La beam gun si era surriscaldata, e minacciava di esplodere. Il pilota del Dagger cercò di lanciarla verso uno dei GINN, che accidentalmente la colpì con la submachine gun quando questa fu vicina. L'esplosione non fu' molto violenta, ma il suit nemico andò fuori assetto, regalando un attimo di tregua a Sven.
Lanciando anche lo scudo con il braccio rimasto fece in modo di far saltare il capo del mobile suit astutamente colpito, dopodiché eluse parte del fuoco della nave ancora intatta, perdendo l'altra gamba del Dagger. Si mise al riparo sul fianco coperto della nave fuori controllo. Come programmato, in seguito al danneggiamento, i reattori della nave esplosero, e questa cominciò inesorabilmente ad accelerare.
Era fatta. Ora le due navi erano quasi parallele, e molto vicine.
Sven, in un ultimo appello alle forze del martoriato Dagger, il cui stesso sistema di pilotaggio andava per spegnersi a causa del livello d'energia, avviò i motori alla massima potenza, col poco carburante che ancora era nel serbatoio, e, puntando il braccio rimastogli verso la fiancata della nave, cominciò a spingere questa verso l'altra. Ormai il suo fisico non ne poteva più della tensione della terribile e schiacciante forza centrifuga della simulatrice, e il Dagger virtuale rispecchiava questo stato. Improvvisamente la sovrasforzata struttura del braccio cedette, mandando il suit a sbattere violentemente con la testa contro lo scafo. Non c'era più tempo. L'altra nave stava cominciando a spostarsi per evitare lo scontro.
I reattori del Dagger cedettero, esplodendo violentemente, aumentando però la spinta.
"Ancora poco... merda!". Al suit restavano solo torso e anche. Sven si vide posto a una scelta. L'unico mezzo rimastogli per spingere la nave a muoversi erano le cariche esplosive dell'autodistruzione, che il Dagger portava incorporate proprio nelle componenti ancora "intatte", la struttura portante. Si rese conto che era l'unica cosa da fare.
Il braccio vagò alla ricerca del tastierino numerico sotto la cloche destra. Digitò freneticamente il suo codice di attivazione, e finalmente, pregando di aver digitato bene il codice nonostante ormai il suo campo visivo si fosse ridotto a strisce luminose e indistinte, impostò l'autodistruzione. Il solo tempo di vedere il veloce countdown sul monitor che la macchina cominciò a rallentare, e sugli schermi apparve, rosso sangue, la scritta
SIGNAL LOST - SIMULATION ENDING
"sembra quasi un videogioco, al diavolo!" pensò Sven, sul punto di vomitare.
Man mano che rallentava, gli anelli tornavano alla posizione originaria, compattandosi nuovamente in un unico grande disco, emettendo uno stridore sinistro, fuso al sibilo sottile dei poderosi pistoni che reggevano la base.
Frettolosamente il ragazzo sciolse le cinture e fece per scendere dalla pedana, ma i piedi vennero a mancargli.
"Troppo presto" rifletté.
Finì a quattro zampe sul pavimento bianco lucido che sapeva di alcool fino a dargli alla testa, tossendo, si portò una mano alla bocca e strinse gli occhi, pregando di non vomitare.
Cercando di guardare verso la porta, con gli occhi umidi,
vide attraverso il vetro il capoistruttore del centro,
che reggeva, sollevato da terra per il colletto dello smoking, l'altro uomo.
Sul suo viso una rabbia come non aveva mai visto su nessuno.
"Mia madre!!!" Camille Bidan - Gundam Zeta

"Non è che a farti paura è l'idea di incontrare Lalah..?" Quatro Bajina - Gundam Zeta

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